La Petite, film diretto da Guillaume Nicloux, racconta la storia di Joseph (Fabrice Luchini) che viene a sapere che suo figlio e il suo compagno sono appena morti in un incidente. La coppia aspettava un bambino tramite una madre surrogata, che vive in Belgio. Cosa ne sarà del loro futuro bambino? Joseph è il nonno legittimo? Mosso dalla promessa di questa nascita che prolungherà l’esistenza di suo figlio, il sessantenne parte per incontrare la giovane ragazza fiamminga, che rivela un carattere fiero e indomabile.
Guillaume Nicloux gira un film tradizionalissimo, che parla di temi etici di grande attualità come quello della maternità surrogata azzerando il rumore di fondo della politica, della questione pubblica, del dibattito nella collettività, esaltando i toni semplici e puliti del sentimento umano, di un legame familiare che sì, tiene conto della biologia e del “sangue”, ma che si apre costantemente a nuove accezioni, a varie inclusioni.
Fabrice Luchini, ovviamente, è il grande mattatore di tutta l’operazione, nei panni dell’ennesimo personaggio che è (o ha reso) aderente alla sua immagine pubblica in maniera meticolosa e sartoriale, che gli dà l’occasione di mettere in scena quel suo mix inconfondibile di malinconia e comicità sotto alle quali, sempre cova qualcosa di sulfureo e di instabile.