29 aprile 2021, ore 20, in streaming sulla nostra pagina Facebook

(Lo spettacolo rimarrà in streaming per 48h, fino al 1 maggio ore 20.00)
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IL BALLO DI IRENE

 

L' incredibile storia di Irène Némirovsky

scritto e diretto da Andrea Murchio
con la consulenza storiografica di Bruno Maida,
docente di storia contemporanea nel dipartimento di studi umanistici dell’università di Torino

con Alessia Olivetti

scene e costumi Sara Santucci
light-design Pierpaolo Nuzzo

Musicampus in collaborazione con Mirabilia Entertainment
con il patrocinio della Comunità ebraica di Torino

Il Ballo di Irene è l’incredibile storia di Irène Némirovsky, scrittrice ebrea morta ad Auschwitz nel 1942 dopo aver viaggiato per mezza Europa e trionfato a Parigi grazie ai suoi capolavori letterari (David Golder, Il Ballo). Romanzi entusiasmanti, che all’epoca rivelarono una fuoriclasse della scrittura e che – con l’avvento del cinema sonoro – divennero soggetti cinematografici di grande successo.

Attraverso ricostruzioni documentaristiche dell’epoca (e con radiogiornali elaborati ad hoc per la messinscena teatrale) riscopriamo l’esistenza di una grande donna e l’identità negata – prima dal nazismo, poi dall’oblio della Storia – di una sensazionale scrittrice, il cui ultimo testo, Suite Francese, è stato dato alle stampe per la prima volta soltanto nel 2005, dopo che per anni il manoscritto era rimasto nascosto nella valigia che la Némirovsky aveva lasciato in eredità alle sue due figlie, Denise ed Elizabeth, dopo la sua deportazione.

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“C’è qualcosa di forte, di delicato, di profondamente commovente, e giusto, nel modo in cui Alessia Olivetti, a teatro, con il teatro, racconta l’itinerario luminoso e tragico di Irène Némirovsky…
… Irène Némirovsky, o meglio, l’Irène che Alessia Olivetti fa rivivere su scena, in poco più di un’ora, con grazia e giustezza.
… Tutte le informazioni, tutta la “sapienza” diventano racconto, nella forma di un lungo monologo, un monologo mai interrotto, haletant, con pochi oggetti a far da contorno scenico (fra tutti, la famosa valigia, quella che custodisce la memoria, e di chi è costretto a fuggire dalla persecuzione)… per far defilare un’intera, troppo breve vita.
 ..lei, Irène, cioè Alessia O., che sembra come essersi appropriata, o avere interiorizzato spiritualmente, fisicamente, la scrittrice, la donna che fu Irène Némirovsky. Più ancora del testo, insomma, è il modo di portarlo quel che mi ha veramente colpito: quasi che l’attrice ci sia nata dentro, o che abbia partecipato direttamente al lavoro di scrittura, talmente sembra sua…”

(Giuseppe A. Samonà  – altritaliani.net)

  

“…Alessia Olivetti ha saputo cogliere la personalità di Irene in tutte le sue più varie sfumature; timidezza, sarcasmo, allegria, incomprensione, sdegno, pudore, vergogna, amarezza, rancore, passione, forza d’animo, paura, angoscia, desiderio, nostalgia: tutte queste componenti emozionali sono entrate in gioco e sono state esposte in scena con sapienza e giusta misura, senza mai sfociare nel cliché del melodrammatico, così tante volte ripetuto, né rischiando di appiattire la patina tragica della storia…”

(Beatrice Brentani – Outsidersweb.it)

 

“Abbiamo dunque potuto apprezzare questo interessante testo teatrale, che ricostruisce la storia di Irène Némirovsky, ne segue la vita e le traversie dalla natia Kiev, poi a San Pietroburgo, e di qui la fuga dalla Rivoluzione, e l’arrivo in Francia; l’integrazione nella società francese,e poi l’umiliazione delle leggi antiebraiche del governo di Vichy. Una ricostruzione che narra la tragedia di una vita, distrutta dalla Shoah, ma anche i suoi sentimenti, il rapporto con il marito e le figlie, ma soprattutto la grande passione della sua vita: l’amore per la letteratura e l’orgoglio di scrivere articoli e libri; un lungo monologo, recitato con grande capacità e passione dalla giovane Alessia Olivetti, che sembra identificarsi perfettamente in Irène. Un bel testo, che ci fa conoscere ed amare una figura di donna e scrittrice, distrutta nella tragedia immane della Shoah.

(Beppe Segre – Ex Presidente della comunità ebraica di Torino)

 

“Une remarquable performance linguistique qu’il faut absolument découvrir !
Alessia Olivetti, la jeune comédienne turinoise, dans la peau de Irène Némirovsky, raconte avec entrain en italien et en français l’histoire de cette talentueuse écrivaine juive sacrifiée à Auschwitz en 1942. Un voyage au gré des différents accents européens en compagnie d’une actrice intelligente et brillante qui, avec sa valise, sa machine à écrire et une bande sonore authentique, nous replonge dans les évènements les plus douloureux du XXe siècle. “

 (Patrice Gaspari -“LA VOCE”)

 

“La vie d’Irène Némirovsky, écrivain née à Kiev en 1903 et morte en déportation à Auschwitz en 1942 .a eu pour cadre de nombreux voyages à travers l’Europe puis, en France, l’écriture de plusieurs romans qui sont autant de brillants chefs d’œuvre. Son dernier livre « Suite française » n’a été édité qu’en 2004.  Le Mirabilia Teatro a présenté la pièce d’Andréa Murchio qui donne un raccourci saisissant de la vie d’Irène Némirovsky interprétée par une jeune comédienne italienne épatante, Alessia Olivetti qui, en plus de son talent et de son excellent français, présente une ressemblance assez frappante avec son personnage. Les soubresauts de l’histoire de ce début du vingtième siècle ont entraîné Irène dans de nombreuses pérégrinations dans plusieurs pays d’Europe. Ainsi, dès le début, elle arbore une petite valise qui sera toujours présente sur le plateau, comme le témoin de ce qui fut sa vie même… jusqu’à son départ pour la déportation. Dotée d’une large palette d’expression, la comédienne assume, en effet, une forte identification avec son personnage, des années de jeunesse jusqu’à la fin.
 En arrière plan : les événements tragiques – et l’antisémitisme – qui ont occupé ces années, entre la fin de la première guerre mondiale et les deux premières années de la seconde, sont évoqués par des documents sonores authentiques qui meublent efficacement le récit d’une vie sacrifiée à la barbarie. L’antisémitisme surtout comme une terrible menace, de plus en plus présente, à laquelle elle tente d’échapper avec sa famille.
 On est plus que séduits : subjugués par le talent, l’intelligence, l’énergie souriante et l’enthousiasme dont fait preuve la comédienne turinoise tout au long de ce spectacle. Et l’on regrette vivement qu’il ne séjourne pas plus longtemps à Avignon. Car de ce Festival, il aurait été sans aucun doute l’un des fleurons !”

 Par Henri LEPINE – theatrotheque.com – Festival Avignon Off 2015

 

“La vie, racontée à la  1ère personne, d’Irène Némirovsky, petite fille née en Ukraine en 1903 d’une mère qui ne s’intéressa jamais à elle et d’un père occupé par ses affaires, qui voyagea beaucoup avec sa famille pour échapper aux exactions contre les Juifs, d’abord à Saint-Pétersbourg, puis en Finlande, Stockholm et enfin Paris ! L’écriture d’Andrea MURCHIO est très vivante et sa mise en scène – et la grâce de son interprète (Alessia OLIVETTI, lumineuse) – gardent le côté solaire de la vie d’Irène, qui fut une remarquable écrivaine en langue française, quoique jamais naturalisée par les gouvernements antisémites de l’époque…
… mais qui eut le Renaudot en 2004 à titre posthume pour son dernier roman Suite française, découvert par ses filles à la fin des années 1990 !”

Par Jean-Yves BERTRAND   revuespectacle.com.free.fr – Festival Avignon Off 2015

 

“Alessia Olivetti, nei panni di Irène, interpreta con leggerezza il personaggio, calibrando toni riflessivi ad impulsi vitali entusiastici. Un monologo che funziona, un bel testo senza fronzoli né pietismi, ma tutto incentrato su quel punto di vista sul mondo così particolare, poco incline alla malinconia e desideroso di assaporare i frutti della vita… 
La regia di Andrea Murchio, che é anche l’autore del testo, é votata alla semplicità, affidando tutto il potere della narrazione alla parola della Olivetti oltre che ad alcuni oggetti feticcio, come la valigia, passata di nonno in nipote. 
Funziona l’architettura succinta ed evocativa.. Al dettaglio preferiscono la suggestione, come a voler creare quadretti affrescati con pennellate rapide piuttosto che epopee.”

Daniele Stefanoni  – dramma.it – Teatro Franco Parenti

 

“È il tuo ultimo ballo, anche se tu non puoi saperlo.
Ma è perfetto, sei felice. Ci sono momenti in cui ti accorgi che vorresti fermare il tempo per poterli guardare da fuori, ammirarli e dire: “Ecco, questo sì che è un momento perfetto. Non mi serve nulla oltre a questo istante”.
È questa l’ultima notte di Irène Némirovsky.
Ora il Teatro Franco Parenti accoglie un monologo potente che ne racconta la vita.. 
… Lo spettacolo scritto e diretto da Andrea Murchio ci racconta la vita di una grande scrittrice e di una grande donna.Alessia Olivetti interpreta Irène con garbo e naturalezza guidandoci in una vita segnata da pochi oggetti: il cappellino di paglia di quando era bambina, gli amati libri, scale con cui salire verso il successo, la valigia con le poche cose che ha potuto portare su quel treno maledetto e, soprattutto, la macchina da scrivere.”

Beatrice Salvioni – teatrofrancoparentiblog.com – Teatro Franco Parenti

  

“Riscoperta nel 2005 con la pubblicazione di Suite francese, Irène Némirovsky è una delle più importanti scrittrici europee del ‘900. Ebrea russa, parigina d’azione, deportata e morta ad Auschwitz nel 1942, la sua vita approda in teatro grazie a Il ballo di Irène. Scritto e diretto da Andrea Murchio, il testo ci accompagna in modo colto e raffinato in un viaggio nelle vicende umane e letterarie di Irène nonché nella follia del Nazismo. La magistrale interpretazione di Alessia Olivetti, ci presenta con grande naturalezza e vivacità le inquietudini, la voglia di vivere, i desideri, le passioni di una donna alla continua ricerca dell’affermazione della propria identità. Nel corpo, nella voce, nella recitazione della Olivetti, Irène Némirovsky è sì schiacciata dagli eventi, ma elevata a protagonista assoluta, a scrittrice che ritrova nella letteratura, nell’arte di raccontare, la ragione della propria esistenza. Attorno a sé, gli oggetti di scena voluti dalla regia di Andrea Murchio, danno il senso dell’intreccio tra la vita privata di Irène e la Storia: la macchina da scrivere, compagna fedele di emozioni e sentimenti. La valigia, per fuggire dalla persecuzione, ma al tempo stesso piena di ricordi e scrigno per molti anni delle opere dell’autrice. Ed ancora, la scala, metafora della vita: per partire, per raggiungere il successo, per scendere negli orrori di un campo di concentramento.Una rappresentazione teatrale intensa, che ci porta non solo a scoprire la vita una grande scrittrice, ma a godere una grande e piacevole emozione.”

Paolo Ballesio  ex-componente del CdG del Museo Nazionale del Cinema di Torino

 

“La scène, bien pensée, présentant quelques éléments d’époque, s’ouvre sur le personnage, Irène Némirovsky, un bagage à la main : une valise… Elle accompagne ses voyages, contient en quelques sortes ses peurs, ses idéaux et les fragments de son existence et c’est comme si elle-même prenait la plume pour nous en conter le cours. “Le Bal d’Irène” est une pièce autobiographique qui, certes, parle de guerre, d’exil, de ce que l’on connaît des restrictions imposées aux juifs, mais c’est aussi bien plus que cela. Le style d’écriture adopté, qui est celui de l’écrivaine injustement peu connue, donne élégance à cette histoire humaine, qui s’insère dans l’Histoire. Entrant dans l’intimité de cette jeune Russe juive qu’on ne peut qu’admirer, on s’éblouit de voir en une telle personnalité la faculté de prise de distance en toutes circonstances grâce à l’écriture Et si véritablement cette auteure avait un message à nous livrer pardelà les époques et les événements… si la découverte de son œuvre se présentait à nous comme un chemin à parcourir ? Une pièce qui a du chien. Pour moi, je suis conquise !”

 laprovence.com- Festival Avignon Off 2015

 

“Il y a quelque chose de fort, de délicat, de juste et de profondément émouvant dans la manière dont Alessia Olivetti raconte, au théâtre et avec le théâtre, le parcours lumineux et tragique d’Irène Némirovsky
…Irène Némirovsky, ou mieux, l’Irène qu’Alessia Olivetti fait revivre sur scène, en un peu plus d’une heure, avec grâce et justesse
…Toutes les informations, tout le “savoir” deviennent récit, sous la forme d’un long monologue haletant, qui ne s’arrête jamais, dans un sobre décor fait seulement de quelques objets (dont la fameuse valise, gardienne de la mémoire de celui que la persécution a contraint à fuir)… faisant défiler une vie entière, trop brève
…elle, Irène, c’est-à-dire Alessia O., qui semble s’être approprié, ou avoir intériorisé spirituellement et physiquement l’écrivaine, la femme que fut Irène Némirovsky. Plus encore que le texte lui-même, c’est la manière de le porter qui m’a frappé: comme si l’actrice était née dans ce texte, ou qu’elle avait participé directement au travail d’écriture, tant celle-ci semble sienne..”

(Giuseppe A. Samonà  – altritaliani.net)

 

“Le proposte di iniziative per la Giornata della Memoria sono iniziate a Ciriè aprendo anche la stagione teatrale al Magnetti, mercoledì 25 gennaio, con la rappresentazione a ingresso libero “Il ballo di Irene”, uno spettacolo già replicato più volte in teatri della Provincia di Torino, che propone l’incredibile storia di Iréne Némirovsky, scrittrice ebrea morta ad Auschwitz nel 1942, alla quale dà voce e corpo la giovane e bravissima Alessia Olivetti, attrice balangerese. Guidata dalla regia del marito Andrea Murchio, la Olivetti “tiene” il palco da sola per più di un’ora, mantenendo alta l’attenzione come nei primi cinque minuti, con una potenza recitativa che le proviene dalla passione e dall’entusiasmo ma anche dalle ore di studio e preparazione. L’attrice ci fa riscoprire in questo spettacolo l’esistenza di una grande donna e l’identità negata – prima dal nazismo, poi dall’oblio della Storia – di una sensazionale scrittrice, il cui ultimo testo, “Suite Francese”, è stato dato alle stampe per la prima volta soltanto nel 2005, dopo di dimenticanza nella valigia che la Nemirovsky aveva lasciato in eredità alle sue due figlie, Denise ed Elizabeth, prima di essere deportata.

Tiziana Macario – IL RISVEGLIO

 

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Baretti